Nello studio condotto da Regione Lombardia e il Centro studi di Assolombarda emerge infatti che nel confronto con Baden-Württemberg, Bayern, Rhône-Alpes, Cataluña, la Lombardia è la regione con la maggior propensione all’innovazione tra le imprese nel triennio 2013-2015. Nel periodo considerato hanno svolto attività di ricerca e sviluppo il 49,8 per cento delle imprese manifatturiere lombarde, davanti al Bayern (46,9%, +10% rispetto al 2011-2013) e a Rhône-Alpes (43,7%).
La Lombardia raggiunge buoni risultati nel confronto europeo anche nella quota di fatturato derivante dall’introduzione nel mercato di nuovi prodotti innovativi o da prodotti migliorati nelle proprie caratteristiche: nel 2013-2015 l’innovazione di prodotto ha pesato per il manifatturiero lombardo per il 24,5 per cento del business dietro solo al 25,6 per cento del Baden-Württemberg e davanti al 22,2 per cento della Cataluña, al 20,4 per cento di Rhône-Alpes e al 15 per cento del Bayern.
Il Booklet Ricerca e innovazione n. 2/2017 del Centro studi di Assolombarda offre quindi un’analisi del posizionamento competitivo della Lombardia su ricerca e innovazione nel confronto con gli altri motori d’Europa.
Il fulcro dell’analisi contenuto nello studio sono le università e le imprese, due attori fondamentali del sistema innovativo. Con riferimento alle imprese, vengono considerano i settori dell’industria e dei servizi caratterizzati da alta intensità di tecnologia e conoscenza. Un altro fenomeno oggetto di studio è rappresentato dalle startup knowledge intensive, ossia le nuove iniziative imprenditoriali con contenuto innovativo che non solo favoriscono il rinnovamento del tessuto imprenditoriale, ma soprattutto accelerano il progresso tecnologico e la diffusione di innovazione.
Un altro attore fondamentale, oltre a università e imprese, è rappresentato dai centri di ricerca. Si tratta di un attore che a livello nazionale pesa per il 27% del totale dei fondi Horizon 2020 e che a livello lombardo rappresenta il 25% di tutti gli ERC vinti dalle istituzioni della regione.
Nello studio si percorre quindi un modello interpretativo che segue la catena del processo innovativo. In prima battuta vengono quindi considerati i fattori abilitanti, ossia il capitale umano, la spesa in ricerca e sviluppo (R&S), i fondi europei per la ricerca e l’innovazione e le fonti di finanziamento della R&S nelle imprese. Ai fattori abilitanti sono affiancati gli attori, e quindi università, imprese e startup knowledge intensive. Nello studio viene poi trattato l’aspetto della connessione tra gli attori a livello locale, ma anche con l’estero in termini di pubblicazioni realizzate dalle università con partner internazionali. Segue l’analisi dell’output, sviluppata come produzione di articoli scientifici, richieste di brevetti, di marchi e di design industriali, diffusione dell’innovazione nelle imprese. Lo step successivo è l’esame della produttività dell’output rispetto all’input, e quindi di articoli e brevetti per unità di spesa in R&S. Infine, l’analisi della catena dell’innovazione si chiude con la misurazione dell’outcome: il fatturato generato da prodotti innovativi, gli occupati e l’export.