Fondoprofessioni, il fondo partecipato da Confprofessioni per la formazione continua negli studi e nelle aziende, traccia una riga sul triennio 2015-2018 con una fotografia elaborata per Il Sole 24 Ore: 53mila partecipanti, 218mila ore in aula e quasi 24 milioni di risorse investite attraverso gli strumenti degli avvisi mono o pluriaziendali.
Ad oggi si contano 40mila, su un totale di 100mila studi professionali che aderiscono al sistema.
Mancano quindi 60mila datori di lavoro che dribblano la formazione gratuita tagliata su misura di professionista. «È un fenomeno – spiega Marco Natali, presidente dell’organismo – che conosciamo, purtroppo, molto bene: manca una cultura dell’aggiornamento professionale, soprattutto nelle piccole strutture in cui le ore di training vengono considerate una perdita di tempo». In realtà la competitività sempre più feroce, l’avanzata delle nuove tecnologie e la continua evoluzione normativa richiedono oggi competenze specialistiche. Mancare questo obiettivo costa caro «perché se uno studio rinuncia ad avere personale formato rischia di scomparire dal mercato».
I maggiori fruitori sono gli studi dei commercialisti, revisori contabili e ragionieri, seguiti da centri di elaborazione elettronica dei dati contabili (12%), consulenti del lavoro (11%) e medici di base (3%). Nella formazione su misura offerta da Fondoprofessioni gli studi legali rappresentano solo l’1% dei beneficiari. Significativa anche la scelta delle aree della formazione dove spicca l’aggiornamento su contabilità e finanza (33,3%), seguita dalla gestione aziendale e amministrazione (22,8%), l’informatica rappresenta il 3,6%.
Evidenzia Natali, la scarsa propensione per le tematiche relative all’innovazione e alle abilità personali e relazionali.
Per quanto riguarda la ripartizione geografica, sembra invece equilibrata la distribuzione delle attività la livello territoriale. A trainare la formazione è il Nord Ovest con il 28,1% dei corsi mono o pluriaziendali, seguito dal Sud con il 27,7 per cento. Il Nord Est si attesta sul 26,9% e ultimo il Centro con il 17,3 per cento.
Infine, tra le strategie del Fondo per il prossimo futuro c’è quella di recuperare le professioni “dimenticate”, quelle cioè trascurate dall’offerta formativa, tra cui: i tecnici veterinari, quelli che operano negli uffici catastali, gli esperti della digitalizzazione negli studi. «Il cambiamento è epocale – conclude Natali – e la formazione non può stare alla finestra».
Fonte: Quotidiano Il Sole 24 Ore del 08.07.2019